Oltre ciò che è stato: rivincita e libertà sotto varie forme

Qual è il collegamento tra un ragazzo che fugge dal suo paese, tra un ragazzo che impara dai suoi errori e tra un ragazzo che riesce a superare la sua disabilità fisica? Apparentemente niente, sostanzialmente tutto: la libertà. È così che iniziano i loro racconti gli ospiti degli incontri del progetto “Voci di Speranza”.



Si tratta di un progetto che consiste in un percorso con un piccolo gruppo di ragazzi dell’area penale selezionati dal Centro di Giustizia Minorile, che verranno coinvolti in una riflessione interattiva su tematiche quali la disabilità, il riscatto dalla devianza e la rinascita da situazioni difficili.

Tosin Nicolas: non ho più niente da perdere

Tosin Nicolas è un ragazzo nigeriano, rimasto orfano sin da piccolo e costretto dalla zia a lavorare per strada e ad essere maltrattato costantemente, fino ad arrivare al punto di essere venduto ad una famiglia libica e obbligato a lavorare come schiavo. E’ qui che Tosin prende consapevolezza di se stesso e di quanto vale la sua vita.

All’età di diciassette anni decide, coraggiosamente, di ribellarsi a tutto ciò e decide di attraversare il mare per raggiungere l’Europa, decide di compiere questa scelta poiché ormai “non aveva più niente da perdere”.

Fare i conti con se stessi…

Quel viaggio riesce, Tosin così arriva sano e salvo all’hotspot di Taranto, in Puglia. 

Lì fa i conti con se stesso, affronta le prime settimane sotto shock, non sapeva se fosse vivo o morto. Difficile comprendere un’altra cultura e un’altra lingua e come fosse riuscito a compiere quel gesto estremo, di disperazione e di esserci riuscito. Così ha inizio la sua odissea tra comunità religiose, Sprar e case famiglia. Ma Tosin vuole di più.

Ha un sogno e un obiettivo: vuole studiare per riscattarsi e nello studio vede la sua via d’uscita.

Lo studio come riscatto personale e di vita 

Così spiega quanto sia importante per lui studiare e quanto la sofferenza che portava dentro l’ha trasformata in coraggio. Coraggio di ribellarsi alla sua vita precedente e di ribellarsi a tutte le forme di razzismo ed esclusione sociale incontrate una volta giunto nel nostro Paese, magari da persone che inizialmente non capivano perché fosse qui. Spiega quanto è importante lottare per sè stessi e non lasciarsi abbattere. 

Ma c'è di più…

Ad un certo punto, raccontando la sua vita, ci sorprende: Tosin ha un figlio, nato mentre lui arrivava in Italia. La motivazione più importante per portare avanti ciò in cui crede e potergli garantire un futuro.

Nel corso degli anni riesce a studiare, ma per ottenere il permesso di soggiorno deve anche lavorare. Adesso Tosin è iscritto all’università, svolge il servizio civile e grazie all’aiuto di una famiglia pugliese vive da solo in un appartamento.

Tosin ha trasmesso un forte senso di speranza e di fiducia nel prossimo ma soprattutto in sé stessi. Ha sottolineato più volte l’importanza di saper reagire alle difficoltà e che trovare il coraggio nel superare le paure è fondamentale. 

Dagli errori si impara: la storia di "Gepe"

L’altra storia riguarda Gepe (per privacy utilizziamo un nome di fantasia), ex detenuto che è riuscito a riscattarsi grazie al lavoro presso l’impresa sociale “Cotti in Fragranza”.

Gepe inizia la sua testimonianza raccontando il suo passato: in seguito a scelte sbagliate, finisce in carcere.

La sua vita cambia per sempre.

Cosa significa non poter essere liberi?

Nel carcere minorile conosce la privazione della libertà e capisce quanto siano importanti le piccole libertà quotidiane. Porta avanti il suo racconto ripetendo che “la libertà non ha prezzo” e che niente è paragonabile.

Gli anni in carcere lo aiutano a maturare quel senso di consapevolezza verso le scelte sbagliate che l’hanno portato a quella situazione: capisce che il tempo perso non può essere recuperato e che col senno di poi avrebbe preso altre strade. 

Nonostante ciò, non si arrende, fuori dal carcere diventa una persona nuova. Si è reso conto del valore della vita e non vuole più perdere tempo.

"Una nuova vita"

Inizia a lavorare presso Cotti in Fragranza, un’impresa sociale che offre ai giovani detenuti la possibilità di imparare un mestiere, lavorare e crescere personalmente. Nel 2018 Cotti in Fragranza ha inaugurato un secondo nucleo operativo “Al Fresco”, aumentando il numero dei giovani coinvolti. 

Gepe lavora da diversi anni con loro e svolge diversi ruoli. Grazie al suo lavoro riesce a viaggiare ed essere indipendente. 

Il suo racconto si conclude così: viaggiate e conoscete il mondo, ampliate la vostra visione e capirete che la libertà è tutto. L’intervento di Gepe è stato di grande impatto verso i ragazzi del progetto, lasciando loro un forte messaggio: la vita può cambiare nonostante gli errori, si può essere liberi.

Oltre i limiti di una disabilità: Salvatore Nitto

C’è chi, invece, della sua disabilità ne ha fatto la sua forza: Salvatore Nitto, ha una focomelia agli arti inferiori, con agenesia della gamba destra e piede sinistro. Nemmeno i medici capirono perchè una gravidanza normale e senza problemi si interruppe al 7° mese.

Da quel momento in poi iniziano le sfide per la sua famiglia.

La famiglia come pilastro

Una sfida che nonostante tutto i suoi familiari hanno colto e sono riusciti a dare tutto il sostegno possibile ed immaginabile a Salvatore, non arrendendosi mai.

Per questo sottolinea più volte quanto la famiglia sia per lui il pilastro fondamentale della sua vita. Esprime poi la sua voglia e la sua speranza nel, un giorno, crearsene una tutta sua.

Un mondo alternativo: lo sport

Salvatore procede poi raccontando la sua vita nel mondo dello sport che gli ha permesso di superare le barriere ed i limiti, fisici e mentali, che la disabilità gli aveva imposto: l’incontro con il mondo paralimpico avviene quando era uno studente liceale grazie al suo professore di educazione fisica che vedendo in lui una grande forza di volontà e una grande forza fisica lo indirizza presso la “Polisportiva Dilettantistica Aspet Siracusa”, nata e fondata da ragazzi disabili.

L’avventura inizia nel 2002 presso il campo scuola di Siracusa per poi proseguire in giro per i campi di atletica di tutta Italia. Salvatore racconta che inizialmente lanciava con le protesi, successivamente in una categoria da seduto.

La costruzione della sedia è opera di suo fratello, mentre le cinghie sono frutto dell’esperienza di sartoria della mamma. Un successo familiare sotto tutti i punti di vista dovuto anche al fatto che il papà, pur lavorando fuori regione, lo accompagnava agli allenamenti e chiedeva sempre come andassero.

Ecco l’importanza della famiglia per Salvatore. Nel corso degli anni riesce ad eccellere in questo mondo e diventa un’atleta, collezionando un successo dopo l’altro per lui e la sua famiglia:

41 medaglie vinte dal 2006 ad oggi: 

  • 6 ori
  • 12 argenti
  • 23 bronzi
  • due partecipazioni a Mondiali giovanili:
  • Svizzera 2009 e Repubblica Ceca 2010
  • sei raduni con la Nazionale italiana

Dal 2008 è Presidente della sua Società, una tra le tante società veterane nel panorama regionale Siciliano e Nazionale. Dal 2019 è anche Tecnico Fispes di primo livello, importante per lui poter trasmettere la sua passione e allenare nuovi ragazzi.

Ma non si è fermato solo allo sport, Salvatore ha fatto anche parte della Protezione Civile, ha partecipato alla “missione sisma” in Abruzzo e ha conseguito il brevetto da soccorritore di primo livello. Un ragazzo che mette il cuore in tutto quello che fa.

La sua rivincita contro gli ostacoli che ha dovuto e che dovrà superare, è proprio questa: riuscire ad essere libero nonostante tutto.

Tre storie apparentemente e sostanzialmente diverse, ma che hanno in comune tutte la stessa voglia di riscatto e la stessa voglia di Libertà: diritto fondamentale per ogni essere umano.