Capaci

Capaci è uno dei luoghi che rappresentano in modo più immediato sia la brutale violenza mafiosa che la ribellione dei Siciliani contro l'oppressione di Cosa nostra.

Il 23 maggio del 1992 vi persero la vita il giudice antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta.

La mafia piazzò 500 chili di esplosivo in un canale di scolo sotto l’autostrada, e la fece saltare in aria al passaggio delle auto che, dall’aeroporto, si stavano spostando verso Palermo. Fu uno dei momenti più drammatici e tristi per l’Italia intera, ma determinò anche un’inedita reazione di rabbia e indignazione popolare, canalizzata in proteste, marce, sit-in e scioperi della fame, e i cui effetti si sentono ancora adesso.

Sulla montagna di fronte, nel luogo esatto in cui il boss Giovanni Brusca era appostato e da cui azionò il telecomando, c’è una casina bianca su cui oggi capeggia una scritta in blu. Dice semplicemente NO MAFIA. Non un freddo memoriale, buono soltanto per le commemorazioni ufficiali, durante le quali esponenti della politica e delle istituzioni versano una volta l’anno le loro lacrime di coccodrillo. È opera di gente comune. È questo il biglietto da visita, il benvenuto che oggi i veri Siciliani vogliono dare ai visitatori che, atterrati a Punta Raisi, si apprestano a scoprire la loro terra.

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